Il Gilet, la sua evoluzione da gentleman a urban style.

Gilet,capo maschile per eccellenza, per anni simbolo di eleganza e relegato all’uso cerimonia, è ritornato, reinterpretato, a dare un tocco di personalità agli outfit urbani. Nasce in Francia alla corte del Re Sole, tra nella seconda metà del XVII secolo, quando a corte, il re Luigi XIV impone uno stile, elegante, sfarzoso, per distanziarsi e differenziarsi rispetto alla borghesia e al popolo. È l’ideale de “l’homme de qualité”, del gentiluomo e il vestire alla francese si caratterizza da tre pezzi: giacca justacorp con pantalone culotte e, ovviamente, gilet. Inizialmente è lungo per sfidare il freddo invernale, realizzato con sete e broccati; si accorcia con il passare del tempo e perde le maniche. Il concetto di eleganza si affina nei secoli, e passa dalle frivolezze dello stile barocco ad un look austero e lineare, caratteristico dell’Inghilterra degli anni ’20. Lord Brummel, il dandy, simbolo di eleganza, più conosciuto in assoluto, «per essere eleganti non bisogna farsi notare». Nella moda Ottocento, infatti, il gilet divenne monopetto, con falde ridotte, il colletto con una fascia rigida e il tessuto in tinta unita, spesso in panno chiaro.

Negli anni venti, con l’avvento del cinema e la fotografia il gilet diviene capo icona del futurismo. L’idea era quella di introdurre il colore nell’abito maschile, con l’intento di provocare emozione e liberare la creatività. Sui gilet futuristi, si combinavano i molteplici aspetti del reale per caricarli di cifre artistiche come il cinema e il teatro. Tutto, oltre l’arte e la letteratura, doveva diventare un fatto artistico. I gilet ideati da Depero e indossati sotto abiti comuni da molti futuristi, erano un assemblages di panni colorati. In seguito nei sobborghi londinesi, dopo la seconda guerra mondiale, si sviluppa la la cultura giovanile più popolare negli anni 50, era quella dei Teddy Boy, ed il gilet diventa rockabilly. L’abbigliamento di questo fenomeno era caratterizzato da elementi stilistici estrapolati dall’epoca edoardiana (Teddy diminutivo di Edoardo) ma completamente rivisti. I Teddy Boy si facevano notare per il loro modo di fare particolarmente vivace, i loro gilet erano piuttosto austeri, appesantiti dal tessuto broccato, indossati con i pantaloni skinny con risvolto, proponendo così il classico look dell’eleganza inglese in chiave più moderna. Ispirati al rock and roll i Teddy Boy contrapponevano al loro modo di vestire serioso i moti di ribellione interiore.

Nei tempi più vicini a noi il gilet è diventato parte integrante dell’abbigliamento del prefetto gentiluomo, dell’uomo elegante, nei modi, ma anche nel vestire, parte integrante dell’abito maschile, composto da giacca, pantalone e gilet, tutti dello stesso tessuto. Il gilet può essere monopetto, con un 6 bottoni al massimo, o doppiopetto con 10 bottoni al massimo, il fondo può spaziare sotto diverse angolazioni di taglio, a punte acute o ottuse, dritto o arrotondato, le tasche basse sono piccole e destinate a funzioni dal gusto retrò e spiccatamente espressivo. La camicia deve essere ben aderente al corpo, senza sbuffi, i pantaloni dalla linea slim, non vanno indossati con la cintura, ma con le bretelle, sapientemente semi nascoste dal gilet lasciandole intravedere, per un tocco retrò all’insieme. Ad oggi il frac, il tight e lo smoking lo prevedono obbligatoriamente, non può mancare nelle cerimonie di gala e nei matrimoni più eleganti. Si possono trovare proposte più giovani e fantasiose, dove il gilet viene realizzato in un tessuto o in un colore diverso, rispetto alla giacca o al pantalone, per un tocco di colore e di personalità, anche nelle occasioni più formali.

Nelle recenti passerelle, ma soprattutto grazie all’urban style, il gilet è stato sdoganato diventando un accessorio maschile ricco di carattere che rende interessanti e i più svariati look. Il gilet non è più utilizzato solamente nell’universo lavoro, dove già poteva essere utilizzato in un tessuto differente rispetto alla giacca, per creare degli spezzati, eleganti e divertenti al tempo stesso. Adesso è realizzato con ogni tipo di tessuto o fantasia, dal denim, al broccato, in raso, in scozzese, a rombi o con disegni tipo cravatta, e può essere indossato con camicie anche dalla vestibilità morbida, un pantalone chino, un fresco di lana un jeans o un tweed. Molto moderno è l’abbinamento con una t-shit, in tinta unita per i meno arditi o stampata per gli uomini più di tendenza. Può essere indossato senza giacca e conferisce, comunque, un tocco di eleganza all’insieme. Il gilt è il capo maschile più versatile per personalizzare il proprio look, rendendolo unico in ogni occasione.

Terminologia: gilè, è il fr. Gilet, ovvero la veste senza maniche che indossavano i pagliacci detti Giles. “Gille” è alterazione di aegidius, che significa buffone. Dal punto di vista anatomico il gilet è un tipo di giacca o di cardigan, assente di maniche, con scollatura generalmente a “V” e abbottonatura. In situazioni formali, s’indossa sotto la giacca e viene chiamato panciotto. In origine, il gilet è corto e stretch.

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